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Pensione di garanzia, la propone Sbarra (Cisl) per giovani senza prospettive

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Salvatore Dimaggio

Il nodo pensioni è sempre teso e nell’incontro di martedì c’è il rischio concreto che non si risolva nulla.

Governo e parti sociali sono lontanissimi. Da una parte i sindacati denunciano che con il ritorno alla Fornero per i per i lavoratori sarebbe una vera e propria tragedia. Ma per il governo alternative alla Fornero sostanzialmente non ce ne sono, perché sarebbero tutte troppo costose. In questi mesi si sono avanzate le ipotesi più fantasiose, ma l’unica certezza è che l’anno prossimo ci sarà quota 102 che sostanzialmente non dispiace a nessuno, ma dall’anno dopo o il baratro sociale della Fornero oppure secondo Draghi qualsiasi altra opzione sarebbe insostenibile per le casse dello Stato. Fondo Monetario Internazionale ed autorità europee hanno già fatto capire che per loro l’unica via percorribile è quella della Fornero. Ma sappiamo bene che la riforma Fornero è durissima per i pensionati e così le trattative si stanno facendo sfibranti.

Giovani senza futuro

Tuttavia Sbarra della CISL sottolinea una questione assai rilevante. Per i giovani si prospetta una terza età di solitudine e di miseria. Il lavoro di oggi è assolutamente precario e sottopagato. Non a caso si parla di lavoro povero. In Italia ci sono milioni di soggetti che risultano formalmente occupati ma che vivono sostanzialmente in indigenza. Questo dato è confermato anche dalla Caritas (ne parliamo qui) di conseguenza giovani che lavorano in modo estremamente precario e che non guadagnano quasi nulla, in pensione saranno certamente in povertà. Ecco perché Sbarra cerca di alzare lo sguardo un po’ oltre l’orizzonte delle tensioni attuali e propone una pensione di garanzia per evitare che i giovani di oggi vivano con l’unica prospettiva possibile di una terza età in assoluta povertà.

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Tutto questo è il riflesso di un mondo del lavoro ormai privato di ogni forma di garanzia.

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Sempre più affidato ad una contrattazione tra le parti che finisce per trasformare il lavoratore in un soggetto debole che deve accettare qualsiasi salario pur di andare avanti.

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