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Per i social l’odio può valere oro, ma i rischi sono gravi

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Salvatore Dimaggio

I social network sanno che non devono annoiare se vogliono tenere avvinti i loro utenti.

Ecco perché le forti polarizzazioni spesso pagano, ma i rischi sono alti. La talpa di Facebook e di Instagram ha rivelato tutto un mondo di astuzie che i social network pongono in essere per catturare l’attenzione dei propri utenti. L’odio è una forte arma per il social. Dando voce alle tesi più estremistiche e più polarizzanti, il social network vince per tanti motivi. Istintivamente l’utente sarà portato a parteggiare per l’una o per l’altra parte. Ma non basta. Sentendosi coinvolto da un dibattito molto acceso vorrà dire la sua per dare forza alla tesi che gli sembra più giusta. Il covid ha fatto emergere delle fortissime polarizzazioni nell’opinione pubblica. Ma già l’ascesa al potere di Trump ha gravemente spaccato in due l’opinione pubblica.

Odio che attira visualizzazioni

I social network stanno bene che dando voce alle tesi più sanguigne ed accese, stimolano un dibattito. Stimolare un dibattito è una cosa positiva, ma il dibattito che i social vogliono spesso stimolare non è altro che una rissa furibonda nella quale non si vuole riflettere insieme, ma si vuole soltanto demolire l’altro. Impedirgli di parlare e delegittimarlo con violenza. Si sa che i social vincono quando creano engagement vale a dire coinvolgimento e risposta. Purtroppo l’odio è un motore di engagement potentissimo. Ma questo è anche un modo per stimolare e premiare nella collettività proprio quei comportamenti più nocivi e pericolosi. I socail cambieranno a seguito di questi scandali? Difficile dirlo.

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La verità è che sta anche a noi essere più consapevoli.

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Se qualcosa che vediamo sul social ci fa indignare, rispondere per le rime, significa soltanto fare il gioco di chi ce lo ha proposto.

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